Ad oggi lo smartphone è lo strumento con il quale passiamo la maggior parte del nostro tempo: un vero e proprio prolungamento del nostro corpo. Ma è giusto affidarci al 100% ad esso (e alla sua batteria) ?
Da Luca a Gabriele, 3 situazioni che avrebbero potuto non vivere se solo avessero avuto il powerbank.
Diversamente da un diamante, la batteria dello smartphone non è per sempre (purtroppo). Le mille funzionalità dei nostri cellulari li allontanano di gran lunga dai vecchi telefoni dei quali era possibile dimenticare il caricatore anche per diversi giorni. Telefonare, navigare su internet, fare videochiamate, utilizzare il navigatore sono attività ormai quotidiane, ma che purtroppo accelerano l’esaurirsi della batteria. A chi non è mai capitato di essere abbandonato dal proprio smartphone nel momento del bisogno a causa della batteria esaurita? E nonostante abbiate abbassato la luminosità, tolto la vibrazione ed attivato il risparmio energetico, la spia rossa “low battery” continua imperterrita a lampeggiare davanti i nostri occhi mandandoci nel panico.
Luca, 35 anni. “Una serie di sfortunati eventi”
“Un anno fa, subito dopo essermi laureato avevo iniziato a mandare CV per cercare di mettermi presto all’opera. Dopo un paio di mesi mi fu assegnato un colloquio in un’azienda di Bologna, circa 2 ore di auto dalla mia città. La notte precedente al colloquio avevo dimenticato di caricare il telefono quindi al mio risveglio la batteria era già al 10% ma mi convinsi che non sarebbe stato un problema dato che avrei dovuto usarlo il meno possibile durante quella giornata. Il viaggio stava andando alla grande fino a quando non ho sentito un piccolo scoppio: avevo forato uno pneumatico. Ho raggiunto piano piano la piazzola di sosta più vicina, convinto di trovare la ruota di scorta che con molto disappunto non era stata messa al suo posto come al solito. D’istinto prendo il telefono in mano, inizio a cercare su internet come comportarsi in questi casi e cerco il numero del Soccorso Stradale, ma proprio quando sto per chiamare il telefono mi si spegne davanti agli occhi. Non mi restava che chiedere aiuto. Le macchine passavano e nessuno si fermava. Sembrava essere passata un’eternità quando finalmente una signora accosta e vedendomi in difficoltà, dicendole di avere il telefono scarico, chiama il Soccorso Stradale. Come se la situazione non fosse già abbastanza grave, dopo aver aspettato il Soccorso Stradale per un’ora, dopo aver cambiato la gomma, arriva il momento del pagamento. Ovviamente non avevo con me molti contati, ma avrei potuto pagare tranquillamente con la carta se non fosse che il PIN lo avevo segnato nelle note del telefono come promemoria (sbagliatissimo anche in caso di furto). Ho dovuto quindi lasciare i miei documenti come garanzia. Non potevo avvisare telefonicamente del ritardo al colloquio e nemmeno il mio umore era dei migliori per tentare comunque la sorte andando lì. In un attimo mi sono trovato quindi senza documenti e senza un probabile lavoro.”
Claudia, 22 anni “Non è come pensi”
“Avevo conosciuto questo ragazzo su Tinder, dopo svariate settimane passate a parlare via messaggio avevamo deciso di incontrarci a Roma (sua città natale) dato che io vivevo in un piccolo paesino dove non c’era molto da vedere. Organizzatissima, parto in mattinata verso le 10 non valutando la situazione traffico. Non essendo mai andata a Roma con l’auto mi sono dovuta affidare a Google Maps e al mio smartphone che alle 11:30 era già arrivato al 30%. Non curandomi della batteria già quasi scarica ho continuato a tenermi compagnia ferma nel traffico con musica dal telefono, notizie sui social, chattando di tanto in tanto con quel ragazzo. Avevamo deciso di incontrarci fuori ad un bar che però non conoscevo. Alle 12 accade il misfatto. Telefono scarico, spento, irrecuperabile. Frugo nella borsa alla ricerca del caricatore ma un flash nella mia mente lo ricorda ancora attaccato alla presa del salotto. Riesco ad arrivare a Roma ma non avendo né posizione del bar, né ricordando il suo numero di telefono mi ritrovo a girare tra i bar più IN cercando di ricordare quanto meno il nome del locale. Il nostro incontro era alle 12:30, erano le 16 e io non avevo trovato né il bar, né il ragazzo. Inutile dire che quando avevo finalmente trovato un negozio che mi prestasse un caricatore, una volta contattato il ragazzo con un “Non è come pensi” mi sono ritrovata davanti almeno 30 chiamate perse e troppi messaggi, tra cui l’ultimo “Non me lo aspettavo da te. Pensavo che saresti venuta. Addio” e ovviamente mi aveva bloccata ovunque. Non mi è restato che ritornare a casa, consapevole di aver perso un’intera giornata.”
Gabriele, 44 anni “Doveva essere un segreto”
“Dopo nove mesi di attesa, potevo finalmente conoscere mia figlia. La notte ovviamente l’avevo passata in bianco tenendomi compagnia guardando una serie dal telefono. Quando vengo chiamato da mia moglie ero super elettrizzato. A causa della pandemia ero l’unico a poter accedere in ospedale con lei, quindi, era mio il compito di scattare le prime ufficiali foto di mia figlia da poter condividere con la famiglia. Corro in ospedale senza pensare ad altro. Mi accorgo di avere il telefono al 5% ma non avevo tempo, pensavo che non sarebbe stato importante perché avevo tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Ero ad un passo dallo scattare la prima foto in assoluto di mia figlia quando il telefono mi si spegne davanti agli occhi. Non potevo mettermi in contatto con nessuno, né informare e tranquillizzare la famiglia. Ho dovuto aspettare un’ora prima di poter rivedere mia figlia e poterle scattare una foto con il telefono carico grazie al powerbank di un infermiere. Ovviamente questa cosa non ho potuto dirla perché mi avrebbero etichettato come un irresponsabile e le foto mandate sono state spacciate come appena scattate.”
Non vivere le situazioni di Luca, Claudia, Gabriele e molti altri… porta sempre con te il nostro DUDÙU S e il powerbank di emergenza XS!