Sovraccarico d’informazioni, scadenze da rispettare, ansia e ancora ansia.
Andare in burnout digitale oggi non è poi così difficile, anche l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) se n’è accorta, tanto da classificare il burnout digitale come sindrome e inserirlo nell’ “International Classification of Disease” (tabella globale delle patologie e delle condizioni di salute).
Burn…che?!
Per chi non lo sapesse, la parola burnout sta ad indicare letteralmente l’esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può cogliere chi è sottoposto a lavori che comportano implicazioni relazionali, a lungo andare, pesanti e destabilizzanti. La costante della sindrome da burnout è la corrosione delle nostre capacità. Indifferenza e sfiducia diventano una costante e l’unica certezza è quella di ritrovarsi in un buco nero senza fine.
La causa scatenante che non ti aspetti! O forse si?
Se prima, quando la tecnologia non era parte integrante della nostra vita, il burnout era legato a semplici (si fa per dire) pressioni relazionali, oggi la sindrome trova la sua causa scatenante nella condizione always on alla quale siamo sottoposti nella vita privata e, soprattutto, nel lavoro. Forse non ce ne rendiamo conto, ma dopo la creazione forzata dei due universi paralleli, fisico e virtuale, abbiamo iniziato a pendere decisamente per quello virtuale portando la nostra mente a non staccarsi mai e ad essere sottoposta ad ansia e overload continui.
Il divario tra quello che facciamo e quello che siamo è terreno fertile per la nascita della sindrome da burnout digitale.
Cosa non è il burnout digitale
Riguardo questo tasto (dolente) l’OMS ci ha tenuto a precisare prontamente cosa non è la sindrome da burnout, specificando a tal proposito che tale malessere è da collegarsi alla sfera lavorativa. Anche se la sintomatologia può ingannare, la sindrome da burnout digitale non va confusa con:
– disturbi dell’adattamento (sviluppati in seguito a reazioni non adattive e a fattori stressanti);
– disturbi associati allo stress (esempio il disturbo post-traumatico da stress);
– disturbi legati a paure, fobie o umore (esempio lampante è la depressione).
Effettivamente mi sento un po’ burn
Precisato ciò, ecco i sintomi di cui tenere conto in caso di sospetta sindrome:
– insonnia;
– deficit dell’attenzione;
– paura di disconnettersi e ricerca continua di qualsivoglia connesso device.
E se volessi uscirne?
Beh, dato che non si può essere immuni (a priori) a tale malessere e qualora vi siate riconosciuti nei sintomi sopracitati (senza fare gli ipocondriaci), ecco quello che potete fare per uscire dalla sindrome da burnout digitale:
– creare il giusto equilibrio relazionale – lavorativo per colmare il divario tra quello che facciamo e quello che siamo;
– coltivare le nostre passioni e la nostra curiosità per staccarci dal mondo virtuale always on;
– ordinare e armonizzare l’ambiente di lavoro per tenere anche l’ansia di scadenze e progetti importanti sotto controllo;
– socializzare con il mondo esterno e con sé stessi (conoscere meglio noi e gli altri).